[Recensione] The Spirit
A Central City si muove The Spirit, un eroe diverso dal solito. Non ha particolari superpoteri ma nulla sembra poterlo uccidere, ha un fascino magnetico che attira le donne, una nemesi (Octopus) dotata approssimativamente delle stesse caratteristiche e un'identità reale che si è lasciato alle spalle tempo fa.
Non ha passioni Spirit, non sembra animato da nessun particolare sentimento, da nessuna etica se non un ottuso senso di rispetto per l'ordine, da nessuna passione se non quella per la sua città che considera al pari di una donna: l'unica che gli fa venire gli occhi lucidi, l'unica che non tradirà mai, l'unica che rispetta. Tutte le altre sono solo avventure semiserie: medici, poliziotte, danzatrici, criminali e amori d'infanzia che tornano come dark lady dell'età adulta.
Dunque non per senso di giustizia ma per senso del dovere l'eroe freddo ma implacabile si troverà a dover impedire ad Octopus di bere il sangue di Eracle (capace di uccidere gli uomini e di donare l'immortalità ad esseri come lui e Spirit) e a impedire alla donna che gli infranse il cuore di compiere il furto di gioielli del secolo.
Frank Miller, dopo l'esperimento di coregia di Sin City, questa volta si avventura in un progetto solitario per il quale decide di portare su grande schermo un'opera non sua, un classico del mondo del fumetto come The Spirit del venerato Will Eisner. E se lo stile visivo prosegue sul percorso inaugurato assieme a Robert Rodriguez, quello del racconto batte strade diverse.
The Spirit è un racconto in forma molto ironica che alterna sequenze serie ad altre semiserie, che si diletta nel citazionismo più esasperato (addirittura uno stacco di montaggio preso dalle tavole del suo Big Fat Kill) e che si prende la briga di mostrare in un mondo pseudo moderno (dal design anni '30 ma con le tecnologie di oggi) un eroe vecchio stampo, apparentemente tutto purezza e giustizia, opposto a un nemico altrettanto manicheo, tutto piani diabolici e cattiveria un tanto al chilo. Ma sotto la prima patina di semplicismo ce n'è una più complessa, dietro i dialoghi e le situazioni spesso al limite del grottesco c'è una profonda conoscenza dei meccanismi del racconto e la voglia di sperimentare un cinema che utilizzi e adatti massicciamente le soluzioni fumettistiche.
In The Spirit non si tratta più di riportare lo stile milleriano su pellicola, non si tratta più di comporre le inquadrature come tavole di fumetti, né di raccontare una storia con quel medesimo piglio. Si tratta di prendere il montaggio, cioè il linguaggio fondamentale del cinema, e contaminarlo con la scansione dei frame fumettistici, si tratta di pensare di orchestrare un film nella stessa maniera in cui si pensa di orchestrare un comic-book.
Il risultato non è sempre convincente ma indubitabilmente audace. Raramente negli ultimi anni si è visto un film interessarsi così smaccatamente della sola dimensione estetica come del resto raramente si è visto un film proporre un eroe totalmente positivo ma dalla moralità ottusa e così maschilista da intrattenere rapporti mendaci e promiscui con donne di tutti i tipi ponendosi al limite della misoginia.
Presenta dei buchi narrativi non indifferenti ma fortunatamente risente dell'influenza di Tarantino e Rodriguez. Piccolo Cult.
Voto ***1/2
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