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domenica 19 ottobre 2008

[recensione] No Problem



Arturo Cremisi è (o, meglio, era) il protagonista di una soap opera dal titolo “Un bambino a metà”. ‘Era' perché Federico, il bambino che interpreta il ruolo di suo figlio, gli ruba costantemente la scena grazie anche agli appoggi ‘in alto' di cui gode la madre Barbara che nel passato ha avuto una breve relazione proprio con Arturo. Sul set la tensione è alle stelle ma la situazione si complica all'estremo quando negli studi di registrazione giunge il piccolo Mirko che, avendo perso il padre e vivendo con una madre sempre in tensione, si è identificato nel protagonista della soap e ha deciso che Arturo è il padre che gli manca. All'istintivo tentativo di liberarsi dell'importuno da parte dell'attore fa da scudo l'intraprendenza del suo agente Enrico Pignataro. Costui, naif quanto basta a storpiare una parola su cinque ma estremamente attento a tutto quanto può accrescere la sua parcella, vede in questo incontro un affare. I settimanali e le rubriche televisive andranno a nozze con la storia dell'attore che diventa ‘nella realtà' il padre dell'orfano. Ci sono però due ostacoli: la madre di Mirko che non vuole che il figlio venga sfruttato mediaticamente e uno zio del bambino simpaticamente alienato. A loro si aggiunge la rabbia di Barbara che rischia di vedere il proprio pupillo entrare in un cono d'ombra.
Dopo l'incontestabile successo di SMS-Sotto mentite spoglie Salemme decide di conservare un elemento prezioso della squadra (Panariello a cui permette di svariare su più registri espressivi) e di farsi affiancare da due cavalli di razza dall'altrettanto indiscutibile e consolidata carriera come Sergio Rubini e Iaia Forte. Memore della lezione dei De Filippo (di Eduardo, certo, con cui ha a lungo lavorato ma anche di Peppino) sa che uno dei mezzi per far pensare è quello di far sorridere. Lo fa con delicatezza e misura per gran parte di un film che mette alla berlina il mondo della serialità televisiva nostrana con i suoi miti effimeri destinati a un'altrettanto effimera ascesa agli altari con spesso conseguente caduta nella polvere dei dati dell'Auditel e affini. Il suo Arturo è un ex essere umano ormai solo attento a chi gli ruba i primi piani e (cor)roso da una sterile lotta per uno pseudosuccesso. Il piccolo Mirko, che è sprofondato (come accade non solo al cinema ma anche nella patologia scientificamente studiata) nella commistione totale tra finzione e realtà nel tentativo di suturare una ferita troppo profonda, lo trascina con sé nel mondo di una realtà che è fatta di piccole meschinità (come quelle rappresentate con grottesca misura da Oreste Lionello e Gisella Sofio) che non sono poi troppo distanti da quelle che lui stesso si porta dentro.
Tutto questo viene raccontato non dimenticando mai lo spettatore e le sue attese salvo in due casi. Il tormentone della degustazione di vini fa deviare il film sul piano della farsa di cui non si sentiva il bisogno e il finale (di cui ovviamente non anticipiamo il contenuto) rischia di rientrare proprio negli schemi narrativi di quella soap opera che così abilmente si era messa alla berlina. Peccato. Anzi due peccati. Veniali? Al pubblico l'ardua sentenza.


Voto **1/2

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